In questi anni si parla tanto di flussi migratori, di persone che si spostano attraversando il mediterraneo per raggiungere L’Europa. Spesso, noi europei dimentichiamo il fatto che oggi a causa della situazione economica e politica, anche noi siamo costretti a migrare in cerca di lavoro verso i paesi del nord Europa o altri paesi Extra-Europei, diventando migranti e unendoci a quel flusso umano che viaggia uniforme per il pianeta. I paesi del Sud Europa hanno sacrificato la propria identità per far parte dell’Unione monetaria Europea, senza contare che con la fine degli stati, saremmo presto tutti migranti…e questo ci riguarda tutti, direttamente, come individui.
L’Amleto di Shakespeare recitava: “…essere o non essere…questo è il dilemma…!”
…cosa significa?
Identità significa “essere”. E’ la cosa più preziosa che un essere umano possiede. Se perdiamo la nostra identità non possiamo più essere identificati o riconosciuti come individui. Rischiamo di diventare numeri, merce, risorse umane…
L’identità è un insieme di aspetti che ci caratterizzano sia come persone singole che come parte di una collettività, gruppo etnico e culturale. Le nostre tradizioni, abitudini, costumi, arte, musica, danza, letteratura, storia, i piatti tipici tradizionali, sono le caratteristiche di un popolo. Questi aspetti sono una ricchezza sociale e collettiva, tramandata e accumulata nel tempo, che un individuo si porta dentro dalla nascita.
“Non essere” invece significa non avere identità. Senza identità si “scompare”, come se non si avesse collocazione geografica ne diritti.
Oggi le persone che scappano dai propri paesi (per vari motivi, come guerre, povertà, malattie, ecc) e cercano di vivere in un altro paese, sembrano precipitare in uno stato di non-identità. Queste persone vengono spesso classificate in modo anonimo come migranti, profughi, clandestini, gente senza terra, expat, come se non appartenessero a nessun luogo o cultura. Il filosofo polacco Bauman definisce questi flussi migranti come “mondo liquido”, senza forma ne consistenza.
Molte volte I governi degli stati da cui i migranti si separano, non tutelano per niente I loro diritti e il loro status di cittadini.
Una parte importante dell’identità di un paese è lo Stato che con le sue leggi sancisce e protegge la sua integrità e l’identità del popolo. Lo stato determina la propria economia e la propria moneta che si chiama in altre parole sovranità monetaria e questo corrisponde anche all’ identità del paese. La moneta di un paese sancisce la sua autorità e la sua forza e questo valore ne determina anche il potere. La moneta è il simbolo di questa autorità riconosciuta e di questo potere. Il paese che cede la sua moneta cede il suo potere.
Essere e non essere sembra oggi, quindi, il dilemma non solo dei migranti, ma anche dei paesi che stanno cambiando la loro identità rispetto al passato e che, dunque, rinunciando alla propria sovranità monetaria rinunciano alla propria identità.
Diversi paesi durante la costituzione dell’Unione Europea, come Italia, Spagna, Grecia, Portogallo, Irlanda, hanno rinunciato alla propria sovranità monetaria. Come mai hanno deciso di rinunciare al loro potere e alla loro identità? In cambio di cosa?
Se la sovranità di un paese venisse esaminata da un punto di vista psicologico, cosa significherebbe da questo punto di vista “cessione della sovranità”?
Significherebbe in qualche modo rinunciare e perdere la propria autonomia e la capacità di autoregolarsi, probabilmente delegando ad “altri” queste funzioni. Questa rinuncia indica anche il passaggio da una posizione evolutiva matura ad un’altra di dipendenza. È perciò una regressione ad una condizione meno evoluta.
Oggi questi stessi paesi sono costretti ad utilizzare una moneta comune che non li rappresenta, e sottostare alle regole di altri stati e in particolare della Germania e della Francia, che hanno preso nelle proprie mani tutti i poteri decisionali.
La sottomissione ad un altro stato, si potrebbe paragonare, al ritornare a dipendere dalle figure genitoriali.
Regredendo si rinuncia ad essere quello che si è, e si perde la propria forza/potere e la propria identità. Così l’Italia rinuncia ad essere Italia, la Grecia idem, e cosi’ anche gli altri paesi che hanno ceduto la sovranità.
Le conseguenze di questa perdità di potere sono visibili anche a livello sociale. Si creano altissimi livelli di disoccupazione, perche’ viene smantellato il sistema lavorativo e produttivo. Tutto ciò che caratterizzava il paese precedentemente viene ridotto o cancellato e il paese viene portato ad uno stato di depressione e di neutra indefinizione. Di questi paesi viene fatta tabula rasa.
Così, cancellando la propria identità si scompare, e come dice Bauman “tutto diventa liquido”. Questo avviene lentamente e silenziosamente nella totale indifferenza di tutti. Senza identità non si è più nessuno. Sarà micca questo l’obiettivo finale di questa Unione Europea? Cancellare le identità dei popoli di questa Unione…? …
Se essere e non essere era il dilemma che tormentava Sheakespeare, oggi diventa un problema che riguarda tutti noi, visto che il processo di cancellazione delle identità culturali ha avuto inizio con la creazione del “nuovo corpo o nuova identità europea”.
Alessandro Secci